Architettura
Il sogno di Papa Alessandro VII diventato realtà
Una accurata indagine di archivio ha riportato alla luce l’intero percorso di realizzazione del Palazzo, un edificio che ai tempi ruppe gli schemi della architettura senese.
Importanti documenti del Palazzo Chigi Zondadari a Siena sono stati ritrovati circa trent’anni fa durante una ricerca condotta dall’Architetto Leonardo Petrosino. L’originalità di queste fonti archivistiche fanno luce sul lungo arco temporale occorso per portare a termine questa ambiziosa impresa iniziata da Fabio Chigi (papa Alessandro VII), proseguita dal nipote, il cardinale Flavio Chigi e conclusa sessant’anni dopo per interessamento dei due nipoti, Antonio Felice Zondadari, cardinale a Roma, e Alessandro Zondadari, arcivescovo di Siena, nel finanziare l’intervento a nome del nipote, il marchese Flavio Giuseppe Chigi Zondadari.
Per meglio comprendere l’ambizioso progetto voluto dai Chigi basti pensare che resta l’unico edificio che, anziché aderire alle norme imposte dalla “Biccherna” nel dover mantenere il fronte in stile gotico, esordisce con la facciata alla maniera del barocco romano.
Questa scelta formale è dovuta indubbiamente all’aver affidato l’incarico progettuale ad un importante architetto romano presente nella cerchia della corte pontificia. Esiste infatti un’esauriente documentazione presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, dove sono presenti numerosi elaborati grafici di rilievo dello stato di fatto, eseguiti prima dell’intervento costruttivo, che evidenziano gli immobili di proprietà della Famiglia Chigi posti all’interno dell’area occupata dal Palazzo, un lotto quadrangolare delimitato dai fronti aperti verso Piazza del Campo, Banchi di Sotto, Chiasso Largo e il Chiasso de’ Pollaioli.
Nello stesso archivio si trova inoltre un carteggio relativo ad una proposta progettuale con disegni costituiti da due sezioni, l’una di piante dei quattro livelli e l’altra di due prospetti, questo primo progetto viene attribuito a Gianlorenzo Bernini e all’entourage del suo studio professionale.
Un’altra fonte documentaria è custodita presso la Biblioteca Comunale di Siena costituita da vari elaborati progettuali sviluppati per i cinque piani che formano attualmente il palazzo, eseguiti da due o tre mani diverse in altrettante varianti in corso d’opera. Tutta questa produzione di disegni architettonici è stata attribuita ad anonime personalità tecniche senesi nonché al noto architetto che concluse l’opera, Antonio Valeri, architetto delle Fabbriche Pietrine e nipote del sopra citato Bernini, lo stesso Valeri è menzionato nel Giornale Sanese dei fratelli Pecci, insieme alla figura del collaboratore Pietro Hostini.
Un edificio con tre secoli di storia che vuole tornare ad essere protagonista della vita sociale della città, capace di costruire relazioni ed esperienze ricche di significati, tra il passato, la contemporaneità e il futuro.